Francesco Cocco, «'Mors tua, vita mea'. Eleazaro e il sommo sacerdozio», Vol. 94 (2013) 509-533
The book of Numbers devotes ample space to Eleazar, Aaron's third son who becomes heir to his father's priesthood after the mysterious death of his two older brothers, Nadab and Abihu. The article shows how Eleazar's destiny is marked, at every important stage, by someone's death, a fact which favours his rise to the high priesthood. The analysis of the texts suggests that the dynasty of Zadok could be the priestly group interested in putting forward Eleazar's figure.
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“MORS TUA, VITA MEAâ€. ELEAZARO E IL SOMMO SACERDOZIO
Al pari del v. 19, anche il v. 21 viene ritenuto problematico dai com-
mentatori: in particolare, ciò che crea difficoltà è l’interpretazione del
suffisso pronominale del sintagma wyp-l[, tra l’altro ripetuto due volte
all’interno del medesimo versetto. Il suffisso di terza persona maschile
singolare è da intendersi come riferito a Giosuè oppure a Eleazaro?
All’ordine di chi dovrà “uscire ed entrare†la comunità degli Israeliti?
La formulazione ellittica della frase rende l’espressione ambigua, per
cui i commentatori si dividono nell’attribuzione del suffisso all’uno o
all’altro dei personaggi coinvolti nell’azione: l’opinione tradizionale
interpreta il riferimento come rivolto a Eleazaro sulla base della sintassi
della frase, anche se non mancano autori che giungono a conclusioni
diverse 47. Si fa peraltro notare che, qualora l’ipotesi tradizionale fosse
vera e quindi Eleazaro sia il soggetto in causa, il dato del v. 21 sarebbe
inconsistente con il contenuto dei vv. 16-17, in cui per ben due volte si
ricorre al binomio acy – awb per descrivere l’azione di colui che Mosè
chiede a Dio come successore nella guida del popolo: ora, nel v. 18 si
dice chiaramente che YHWH indica tale successore nella persona di
Giosuè figlio di Nun. Sulla base di ciò è evidente che il ritenere — con
l’opinione tradizionale — che il v. 21 attribuisca la funzione espressa
dal medesimo binomio a Eleazaro stride con le informazioni desumibili
dal contesto immediato, che indicano in Giosuè colui che “farà uscire
e tornare†il popolo dopo la morte di Mosè.
Per uscire dall’impasse, si può pensare che i redattori responsa-
bili della forma finale della pericope non fossero tanto preoccupati
dell’ordine “logico†della narrazione, quanto piuttosto del consoli-
damento della figura sacerdotale di Eleazaro che, nella situazione
attuale del testo, risulta godere di una posizione di tutto riguardo:
lo si evince con chiarezza sommando il contenuto dell’ordine del
v. 19 a quello del v. 21, che prescrive a Giosuè di comparire davanti
a Eleazaro, sempre in presenza della comunità , per ricevere dal sa-
cerdote indicazioni operative mediante la consultazione degli ’ûrîm
davanti a YHWH 48. Un’ipotesi, questa, che ha il vantaggio di rendere
ragione delle difficoltà di comprensione del testo su cui ci siamo
47
Per una rassegna delle posizioni cf. I. KISLEV, “The Investiture of Joshua
(Numbers 27:12-23) and the Dispute on the Form of the Leadership in
Yehudâ€, VT 59 (2009) 434, n. 15.
48
NIHAN, “La mort de Moïseâ€, 173-182 si spinge a ritenere che, nella pro-
spettiva degli “editori teocraticiâ€, Eleazaro — in quanto interprete unico della
volontà di Dio — è il vero capo politico e religioso della comunità . Dal canto